11 Novembre 2005

Chi salverà l’Europa?
Venerdì 11 novembre 2005, alle ore 21, presso la Camera di Commercio di Como, ne parleranno Lucetta Scaraffia, autrice, insieme a Eugenia Roccella, del libro Contro il cristianesimo. L’Onu e l’Unione Europea come nuova ideologia (Piemme 2005), e Mario Mauro, vice-presidente del Parlamento Europeo.

_________________________________________

Qualche spunto dall’intervento di Lucetta Scaraffia.

L’utopia irenica
Una delle utopie che aleggiano in questo periodo è quella irenica, di cui l’Unione Europea si fa portavoce. È l’utopia di chi crede che le religioni portino alla guerra e che, pertanto, solo la scomparsa delle identità religiose possa realizzare la fine dei conflitti per l’umanità. È un pensiero falso («le guerre del ’900 non hanno avuto una motivazione religiosa») che tende ad accomunare ogni forma religiosa, ritenendola affetta da fondamentalismo e generatrice di intolleranza.
«Nessun appartenente a una religione – sostengono i fautori di questa utopia – deve essere convinto di essere nella verità. Se lo è, viene accusato di fondamentalismo». Il che è assurdo, perché ogni persona riconosce come verità quella della religione a cui appartiene.

La discriminazione della Chiesa cattolica
Dietro all’accusa di fondamentalismo rivolta a tutte le religioni, in particolare a quella cattolica, c’è un obiettivo ben preciso: il tentativo di delegittimare il punto di vista della Chiesa cattolica e la sua presunta “ingerenza” in campo politico. «La Chiesa è l’unica istituzione mondiale che su certi temi cruciali, come l’aborto e la contraccezione, ha posizioni forti contro le decisioni prese al Cairo o a Pechino». E, in quanto unica antagonista riconosciuta sul piano mondiale, la Chiesa cattolica è considerata e spesso trattata come il nemico numero uno, a cui si nega il diritto di parola e di ascolto.
C’è un’altra ragione per cui la Chiesa cattolica e il cristianesimo sono considerate una minaccia dalle lobby di potere che si sono radicate nelle istituzioni europee.
Prima con Giovanni Paolo II, oggi con Benedetto XVI, la Chiesa cattolica è in prima linea nella difesa del diritto naturale, in quanto, essendo inscritto nella natura umana, non può essere ridefinito a piacimento e in modo arbitrario dai governi e dalle dichiarazioni internazionali.
Se non si riconosce la superiorità del diritto inalienabile naturale, che garantisce l’uguaglianza degli esseri umani, tutto diventa relativo e contrattabile dalla politica.
È la “dittatura del relativismo” denunciata da Benedetto XVI. Una tirannide che detta legge attraverso il potere delle lobby e una comoda ideologia consensuale.

La deriva dei diritti
È così che, nel corso degli anni, la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 (riconosciuti allora come diritti naturali), anziché ispirare il diritto positivo (le leggi contrattuali della vita politica), è andata via via indebolendosi. «I diritti umani avrebbero dovuto rimanere immutati. Invece è accaduto che, attraverso successive varianti, sono stati ampliati (vedi i “diritti riproduttivi”) e cambiati». Ad esempio, quello della libertà religiosa.
«L’originario diritto di “cambiare” religione è stato ridotto a diritto ad “avere” una religione». Come si spiega questo cambiamento? Secondo la professoressa Scaraffia è stata determinante la pressione dei paesi islamici, sostenuta da quei paesi a cui dava fastidio il proselitismo cristiano. «La religione musulmana vieta (con la pena di morte) la libertà di cambiare religione».
Questa deriva dei diritti umani va riconosciuta e criticata.

Una religione laica
In nome di questa “religione dei diritti umani”, l’Unione Europea ha attaccato le religioni tradizionali, in particolare la Chiesa cattolica, che è stata più volte rimproverata di non riconoscere molti di questi diritti, in particolare quello di aborto o di “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.
E se, da un lato, i documenti europei sono solitamente prudenti nel criticare la violazione dei diritti umani nei paesi musulmani, dall’altro si moltiplicano le critiche alla Chiesa cattolica. Due pesi, due misure, insomma.
Ci sono nazioni, come la Polonia, che sono rimproverate per non aver ancora adottato una legislazione in materia di aborto.
Un diritto, questo, che è falsamente ritenuto «un diritto inalienabile e una condizione di libertà delle donne.
L’idea che l’emancipazione delle donne si raggiunga con la libertà di dissociarsi dal proprio destino biologico e di controllare il proprio corpo è un’utopia diffusa a livello mondiale senza basi storiche e reali. Non è così che si afferma la libertà delle donne». Lo dimostra la condizione delle donne nei paesi in via di sviluppo, dove questa utopia è propagandata dalle politiche anti-nataliste: il tasso di fertilità ha registrato un drastico calo, ma la condizione delle donne non ha registrato miglioramenti.
Anche in Europa “la pianificazione familiare”, che negli anni ’60-’70 prospettava la nascita di figli “migliori”, si è rivelata un’utopia: «Non c’è stato nessun miglioramento di umanità. Quei “figli programmati” non sono essere umani migliori».
La stessa utopia socio-economica di pianificazione delle nascite, diffusa negli anni ’50-’60 per accelerare il benessere, è stata smentita dagli economisti e dalla storia stessa».

Coordinate incontro

Titolo  Il suicidio di Europa
Data  
venerdì 11 novembre 2005, ore 21
Sede
  Camera di Commercio di Como – Sala Scacchi
Relatori
– Lucetta Scaraffia, docente di Storia contemporanea Università “La Sapienza” di Roma
– Mario Mauro, vice presidente del Parlamento Europeo
Ente organizzatore  Centro culturale Paolo VI
Ente in collaborazione  Compagnia delle Opere di Como e Sondrio

Condividi:

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *